Congresso fascista di Montreux

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Congresso fascista di Montreux
TemaRiunione dei partiti fascisti europei
Apertura16 dicembre 1934
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
LocalitàMontreux

Il congresso fascista internazionale del 1934 fu una riunione di rappresentanti delle organizzazioni fasciste europee. Il congresso si tenne il 16-17 dicembre del 1934 a Montreux, in Svizzera. Il convegno fu organizzato e presieduto dai Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma (CAUR).

I Comitati d'Azione per l'Universalità di Roma furono fondati nel maggio del 1933 come “organizzazione di propaganda e di cultura” in seno all'Associazione Nazionale Volontari di Guerra. Il presidente Eugenio Coselschi, avvocato fiorentino, sottopose il progetto CAUR alla Presidenza del Consiglio, che lo approvò e pose l'associazione sotto il proprio controllo.[1]

I comitati nacquero come ente di propaganda per l'estero e per gli stranieri residenti in Italia, ma nel 1934 si posero l'obiettivo di organizzare un'internazionale dei movimenti fascisti: il regime intendeva dare una risposta alla Germania nazista. Ad alzare la tensione tra i due Paesi fu l'assassinio dell'austrofascista Cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss da parte di agenti nazisti, avvenuto il 25 luglio 1934, e la conseguente crisi diplomatica tra Italia e Germania.[2]

Per realizzare il progetto internazionalista, tuttavia, al fascismo italiano mancava una definizione dottrinaria compiuta e ufficiale, perciò era difficile stabilire i criteri per individuare movimenti simili in altri Paesi. Prima dell'aprile 1934, furono identificati partiti “fascisti” in 39 nazioni, compresi tutti i Paesi europei (ad eccezione della Jugoslavia), Stati Uniti, Canada, Australia, Sudafrica, cinque paesi in Asia e sei nell'America Latina.[3] Ma in questa ricerca i comitati incontrarono diverse difficoltà: molti movimenti contattati cercavano solo di ottenere finanziamenti e avevano posizioni molto differenti su temi come razzismo, antisemitismo, corporativismo e struttura statale.[3]

I partecipanti

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Parteciparono rappresentanti provenienti da organizzazioni fasciste di 13 Paesi europei. Una parte dei delegati arrivava dalle nazioni più vicine all'Italia, come il francese Marcel Bucard (Partito Francista), l'austriaco dottor Rinaldini (Heimwehr), il greco Georg Mercouris (Partito socialnazionale greco), lo svizzero (Arthur Fonjallaz della Federazione fascista svizzera). Ma erano rappresentati anche i Paesi scandinavi, con i danesi Frits Clausen (Partito operaio nazionalsocialista di Danimarca) e Thomas Damsgaard Schmidt (Nationalkorpset), il norvegese Vidkun Quisling (Nasjonal Samling), lo svedese Rütger Essen (Unione nazionale della gioventù), e la regione del Benelux, con gli olandesi Arnold Meijer e Wouter Lutkie (Fronte nero) e i belgi Paul Hoornaert (Legione nazionale belga) e Charles Somville (Lega nazionale corporativa del lavoro). Altri delegati provenivano dagli antipodi dell'Europa, come il portoghese Antonio Eça de Queirós (Avanguardia di azione studentesca), il lituano dottor Tamosciaitis (Unione nazionalista lituana), il rumeno Ion Moța della Guardia di Ferro, l'irlandese Eoin O'Duffy delle Blueshirts.

Il leader della Lega nazional-corporativa rumena Manoilescu ed Ernesto Giménez Caballero della Falange Spagnola non si presentarono, ma inviarono la loro adesione.[4] Il fondatore della Falange José Antonio Primo de Rivera, pur permettendo ai membri di partecipare, affermò che la sua organizzazione non sarebbe stata rappresentata nei CAUR in quanto "non era un Movimento fascista"[3].

Il partito nazista tedesco non fu nemmeno invitato, a causa delle tensioni tra Italia e Germania.[5] Ma al tempo stesso Mussolini non consentì ad alcun rappresentante ufficiale del governo italiano di partecipare alla riunione, apparentemente, in modo che la conferenza non sembrasse totalmente manovrata dall'Italia[6]. Altri notevoli assenze inclusero l'austriaco Ernst Rüdiger Starhemberg e Oswald Mosley del Regno Unito[7].

Paesi di origine dei partecipanti alla conferenza di Montreux

Dopo la relazione introduttiva del presidente Coselschi, i convegnisti affermarono la necessità di lottare contro i nemici comuni: l'alta finanza, il comunismo, la massoneria e il liberalismo.[8] Ma poi emersero le differenze politiche tra i vari movimenti. Coselschi, in qualità di presidente della Conferenza, si scontrò con Quisling sull'importanza della Germania nazista per il fascismo internazionale[9]. La questione divise i delegati in tre gruppi: una fazione nordica più vicina al nazismo, formata dai delegati danese e norvegese, uno schieramento più legato al fascismo italiano, che comprendeva Mercouris, Bucard e Hoornaert, e la maggior parte dei partecipanti, che promosse un accordo tra i due gruppi.[10]

Ma il congresso si spaccò anche sulla questione razziale. Moța creò una frattura nel sottolineare la centralità da dare all'antisemitismo nei movimenti fascisti, una mossa che trovò opposizione in Coselschi e O'Duffy[11]. Clausen e Fonjallaz si schierarono con Moța, mentre Mercouris, Bucard, Rinaldini, Eça de Queiròs sostennero che nei rispettivi Paesi gli ebrei si erano integrati con la cultura locale. Lutkie, invece, condannò apertamente l'antisemitismo.[12]

La conferenza, in sintesi, non fu in grado di colmare il divario tra i partecipanti che proposero la realizzazione di un'integrazione dei cittadini in un sistema corporativo socio-politico-economico e quelli che invece propesero per un sistema basato principalmente su caratteri etnico-razziali[13]. La pretesa di trovare un "fascismo universale" non poté sopravvivere a questa frattura ed il movimento non raggiunse il suo obiettivo di agire come contrappeso al comunismo internazionale[13].

Le risoluzioni

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Al termine del dibattito, il congresso adottò sei risoluzioni. Nella prima, si definiva il fascismo “espressione della nuova struttura ideale del nostro tempo” e “la sola base di uno sviluppo pacifico della vita europea”. Il secondo punto si concentrava sui nemici, individuati nel comunismo e nel capitalismo, e affermava lo spirito rivoluzionario e l'ordine corporativo del fascismo.[14] Con la terza deliberazione, il congresso ammetteva al suo interno solo “movimenti risoluti a perseguire la rivoluzione nazionale”.[15]

Nella quarta risoluzione, la conferenza risolse con un compromesso la dibattuta questione dell'antisemitismo. Nel documento finale, si legge:

«la questione ebraica non deve essere convertita in un'universale campagna di odio contro gli ebrei»

mentre si affermò al contempo che

«considerando che in molti paesi determinati gruppi di ebrei si sono installati da tempo, ed esercitano in un contesto aperto ma in modo occulto un'influenza pregiudizievole per gli interessi materiali e morali del paese che li ospita, costituendo una sorta di Stato nello Stato approfittando di tutti i vantaggi e rifuggendo tutti gli svantaggi, ritenendo che essi sono inclini a fornire supporto agli elementi internazionali della rivoluzione comunista che sarebbe distruttiva per l'idea di patriottismo e di civiltà cristiana, la Conferenza denuncia la nefasta azione di questi elementi ed è pronta a combatterli[16]»

Il quinto punto, di carattere operativo, decretò l'istituzione di una commissione di coordinamento del congresso, che avrebbe organizzato le attività comuni dei movimenti e funzionato come un segretariato generale dell'assemblea. La sesta risoluzione, invece, affermava la posizione corporativa del fronte di Montreux, in contrapposizione con il comunismo e il liberalismo.[17]

La Commissione di coordinamento

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Nei mesi seguenti, la commissione di coordinamento istituita dal congresso si riunì in tre occasioni. Nella prima seduta, il 30 gennaio 1935 a Parigi, i partiti elaborarono un piano di propaganda della dottrina fascista nei vari Paesi, che prevedeva di intervenire presso i rispettivi governi, organizzare campagne stampa, promuovere lezioni pubbliche e movimenti d'opinione.[18]

Una seconda riunione ebbe luogo il 29 marzo 1935 ad Amsterdam. Come già successo a Montreux, la questione razziale divise i partecipanti tra i più vicini al fascismo italiano e i sostenitori del nazismo tedesco. Anche in questo caso, si arrivò a una soluzione di compromesso.[19]

L'ultimo incontro della commissione si tenne a Montreux l'11 e il 12 settembre 1935. I delegati stabilirono di creare un'organizzazione mondiale dei movimenti fascisti, chiamata Ordine nuovo, da fondare in un secondo congresso nella cittadina svizzera.[20]

Ma questa seconda conferenza non si sarebbe mai tenuta. Il governo svizzero vietò infatti l'ingresso di Coselschi nel paese, in quanto persona non gradita. E soprattutto, il progetto fu bocciato da Mussolini e dal gabinetto degli Esteri, perché le sue finalità furono ritenute vaghe e indefinite. Nel novembre del 1935 Coselschi inviò a Mussolini un appunto per cercare di precisare gli obiettivi della proposta. Ma a margine, il segretario particolare del Duce riportò tra virgolette una frase attribuita al capo del governo: “Basta. Contrario a questo Ordine Nuovo. Non si facciano altre cose”.[21]

  1. ^ Marco Cuzzi, L'internazionale delle Camicie nere. I CAUR, Comitati d'azione per l'universalità di Roma 1933-1939, Milano, Mursia, 2005, p. 86.
  2. ^ Ivi, pp. 86-88; Santarelli Enzo, Storia del fascismo, vol. II, Roma, Editori Riuniti, 1981, pp. 297-299.
  3. ^ a b c Stanley G. Payne, "L'Italia fascista e la Spagna, 1922-1945", La Spagna e il Mediterraneo dopo il 1898, Raanan Rein, ed. pagina 105. Londra, 1999
  4. ^ Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere, pp.134-135.
  5. ^ Ivi, p.136.
  6. ^ "time.com/time/magazine/article/0,9171,754480,00.html Pax Romanizing Archiviato il 20 ottobre 2007 in Internet Archive.". Time Magazine, dicembre 31, 1934
  7. ^ "Pax Romanizing Archiviato il 25 novembre 2010 in Internet Archive.", Time Magazine, dicembre 31, 1934
  8. ^ Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere, p. 141.
  9. ^ "Pax Romanizing Archiviato il 25 novembre 2010 in Internet Archive.". Time Magazine, dicembre 31, 1934
  10. ^ Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere, pp. 142-143.
  11. ^ "Pax Romanizing Archiviato il 25 novembre 2010 in Internet Archive.", Time Magazine, dicembre 31, 1934
  12. ^ Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere, p. 144.
  13. ^ a b Cassels, Alan. Ideologia e Relazioni Internazionali nel mondo moderno Routledge, New York. pagina 158
  14. ^ Mussolini acclamato capo del Fascismo universale dai rappresentanti dei vari movimenti europei inspirati sull'esempio di Roma, in Il Popolo d'Italia, 18 dicembre 1934.
  15. ^ Tra imponenti acclamazioni al Duce i delegati di 14 Paesi riconoscono l'universalità del Fascismo, in Il Corriere della Sera, 18 dicembre 1934.
  16. ^ " Pax Romanizing[collegamento interrotto]". Time Magazine, dicembre 31, 1934
  17. ^ Cuzzi, L'internazionale delle camicie nere, p. 146.
  18. ^ Ivi, pp. 149-153.
  19. ^ Ivi, pp. 154-158.
  20. ^ Ivi, pp. 214-219.
  21. ^ Ivi, pp. 235-236.

Voci correlate

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Altri progetti

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